Tradizioni

Tana Toraya, SECONDA PARTE.

Il bufalo ci sta guardando.. posso vedere dritto davanti a me l’inconfondibile anello al naso muoversi al ritmo del suo respiro, mentre fiuta qualcosa di nuovo: noi. Siamo bule (estranei) anche per lui, che non convinto affatto di cederci il passo, prova a cacciarci in malo modo. Per fortuna i pochi secondi di incertezza che ci hanno invasi, vengono interrotti dalle risate soffocate dei bambini, che lo tengono alla corda, poco più in là. Due europei che camminano per le sperdute risaie di Rantepao, non sono una cosa che si vede tutti i giorni e questo è il loro gioco.. almeno fino a quando le parole decise di Anda, che ci accompagna, non li convincono a lasciarci passare, distogliendo l’attenzione della fiera infastidita.

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Buffalo Spa

Una passeggiata tra questi sentieri dorati, è bastata a soddisfare tutta la mia sete di conoscenza su questo animale fiero e tanto amato dalle popolazioni rurali, da questa parte del mondo. In particolare, dopo che, per farmi un complimento, il nostro autista, mi ha paragonata ad un bufalo albino, ne ho decisamente voluto sapere di più! La specie di bufali bianchi dagli occhi blu è, infatti, la più rara e costosa e per questo, la preferita come regalo di nozze dello sposo alla sua bella. Mentre, secondo le leggende, i bufali dagli occhi corvini e dalla pelle bianca, non posso essere sacrificati, poiché in passato hanno aiutato la tribù ad attraversare un fiume per sistemarsi dell’attuale regione.

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Digressione sui bufali a parte, ci inoltriamo nel fitto della vegetazione, avvolti dall’odore forte di eucalipto. Per 25 anni sono stata convita, che il chicco di riso si trovasse sotto l’acqua: oggi mi sono finalmente fermata ad osservare una pianta da vicino, per scoprire che invece, il semino era proprio davanti ai miei occhi, cosi, un po’ sorpresa, ne ho colti alcuni e ripuliti della loro pellicola protettiva, li ho assaggiati! Improvvisamente mi sono resa conto, di quanto fosse minuzioso, il lavoro di quei cappelli di paglia che vedevo, dall’alto, come puntini, muoversi tra le fronde.

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Le risaie viste dall’alto

Pienamente soddisfatta dalla marea di informazioni, che Anda è riuscito a darci nel corso della nostra passeggiata, siamo arrivati al cuore della nostra giornata, nonché al motivo principale per il quale siamo venuti fin qui: le cerimonie funebri del popolo dei Toraya. Camminando tra i sentieri ci siamo più volte imbattuti nei tradizionali luoghi di sepoltura, scavati nella roccia e abbelliti dai tipici pupazzi di stoffa, che a modo loro, raccontano di vicende passate. Persino un albero abbiamo scoperto accogliere le salme dei bambini morti prima mettere i denti da latte. Questi, secondo la cultura animista, in quanto esseri puri, è giusto che tornino alla natura, riposando nella corteccia di un albero antico.

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Un luogo in particolare ci ha catturati: come fossimo all’improvviso in Pirati dei Caraibi, alla fine di un sentiero e superato un ponticello di legno, eccoci di fronte ad una grotta piena di scheletri e teschi lasciati li nella penombra della caverna, tra sculture in legno e occhi che ci guardano fissi. Il valico per l’al di là di qualcuno dotato di molta fantasia, senza dubbio..

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Un funerale a Tana Toraya, è un avvenimento che richiede la collaborazione di tanti, segue un corso preciso di alcuni giorni, e, di certo non è una cerimonia che si dimentica tanto facilmente.. Normalmente quando una persona muore, il cadavere viene conservato con mezzi naturali o chimici, a seconda che si trovi in ospedale o in casa, fino alla cerimonia funebre, che ha luogo tra giugno e luglio. E’ in questo periodo di vacanza, infatti, che la maggior parte della famiglia riesce a raggiungere, con più facilità, il luogo della sepoltura dalle altre isole indonesiane. Un gran lavoro e mesi di anticipo precedono il giorno del funerale e ognuno si offre per dare una mano, poichè un certo numero di strutture vanno realizzate, di solito adiacenti all’abitazione del defunto ed esposte a sud,  per accogliere gli ospiti numerosi.

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Ci ritroviamo a bere caffè e sgranocchiare biscotti, in cambio di una stecca di sigarette e a parlare con cugine di Bali, sempre più impelagati in una serie di conversazioni surreali, ma la mia attenzione è tutta per lei: la vedova. Ben diversa da tutte le atre donne, abbellite a festa con colori sgargianti, nella sua compostezza, è come se mi avesse detto un sacco di cose, con un semplice cenno del capo. Separata dalla confusione e dal caos, l’occhio vigile e attento, tradisce ogni tanto un’espressione malinconica, mentre con fare impegnato coordina tutte le operazioni di ricevimento e cura degli ospiti, tra cui noi.

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Abbiamo assistito allo sfilare delle famiglie, una dopo l’altra chiamate per nome, come fosse un gran ballo alla corte di Francia, ognuna con un dono. Donne bellissime, truccate come bambole di porcellana, mi fanno sentire quasi fuori posto nei miei abiti discreti, eppure sono affascinate tanto loro quanto me.

Danze e bufali, sacrifici e vivande.

Silenti, osserviamo ciò che ci circonda..

E in punta di piedi.. scompariamo tra le fronde.

G.M.

2 pensieri su “Tradizioni

Scrivi una risposta a Alessandra Mazzarella Cancella risposta

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