L’isola del Nord

Stiamo attraversando i chilometri di Oceano che separano l’isola del Nord dall’Isola del Sud, nella quale un considerevole numero di kiwi (neo zelandesi), ci ha consigliato di andare e, dato che fin ora abbiamo visto solo meraviglie, davvero non sappiamo cosa aspettarci di più. Il tempo cambia in fretta come i paesaggi intorno a noi e mano mano che ci spostiamo verso sud, l’aria rinfresca.

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Abbiamo percorso l’Isola del Nord in lungo e in largo, lasciandoci la punta più in alto per il ritorno, così da approfittare della fine dell’estate, per scendere verso l’Antartide, dove prevediamo di trovare un clima certamente più rigido. La prima tappa dopo Auckland, è stata la cittadina di Tauranga, sulla costa est. Un piccolo paradiso di sport e benessere, dal quale siamo stati particolarmente colpiti per il gran numero di atleti che approfittavano del sole per correre al parco, anche di lunedi mattina!

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…E, poiché siamo in Nuova Zelanda, quando dico “parco”, intendo come minimo una riserva nazionale! Si tratta di un piccolo monte chiamato Manganui a strapiombo sul mare, con tanto di leoni marini a farti compagnia: colline verdi s’immergono direttamente nell’acqua turchese, e il filo di sabbia che le separa dal mare, visto da vicino, è una piccola distesa di conchiglie, che quasi avevo paura a toccare. I neozelandesi, sembrano aver preso molto sul serio la questione del preservare l’ambiente e quasi ogni metro cubo di territorio o è privato, o è parte di un parco nazionale e quindi curato al millimetro! Le cittadine al contrario, sono costituite da poche strade piene di negozi e cafè e per lo più quartieri residenziali. Ma non era alla ricerca della storia e delle metropoli che siamo venuti qui, bensì della pura e incondizionata forza della natura.

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E’ proprio in balia di essa, che ci siamo trovati a contemplare ettari di terra fumante e in continuo movimento, proprio nel cuore dell’isola. La Nuova Zelanda, posizionata sopra una faglia tettonica, deve la sua esistenza ai centinaia di metri cubi di lava, erosa dai venti e dal mare. Ogni meraviglia, montagne e laghi hanno avuto origine da questa energia, che scalpita nelle viscere più profonde del nostro pianeta. Totalmente imbambolati, abbiamo assistito all’eruzione del Geyser Te Puia: metri di acqua a temperature estreme che diverse volte al giorno sgorgano verso l’alto in una nuvola di vapore incandescente.

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Abbiamo camminato tra i crateri e i loro fumi e nell’umidità generata dalle piccole particelle che li compongono. Avvolti da un microclima tropicale e improvvisamente circondati dalla fitta vegetazione tipica della giungla, fatta di palme e felci, ci siamo persi nell’enormità dello spazio tra quelli che chiamano i crateri della luna, in uno scenario quasi apocalittico.

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La silice, lo zolfo, l’arsenico e altre sostanze, mischiate insieme tracciano sulla superficie delle rocce disegni strepitosi e danno all’acqua particolari tonalità che sembrano non poter esistere in natura. Il fango ribolle sotto la spinta della pressione e del calore. Tutto ciò che ci circondava era estremamente vivo, potente e attivo, mentre noi, minuscole molecole inermi, solo un battito d’ali.

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Dove l’acqua è riuscita a scavare un passaggio, ha riempito i crateri, formando laghi turchesi che davano al panorama un aspetto ancora più suggestivo, nonchè, in alcuni casi, sorgenti termali, delle quali abbiamo piacevolmente approfittato.

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Lasciandoci indietro la valle dei vulcani di Rotorua e attraversando il lago di Taupo nel cuore dell’isola, siamo giunti sulla costa ovest, dove il monte Taranaki svetta austero, famoso, in parte, per i turisti dispersi che tentano la sua scalata e che ogni tanto vengono segnalati dal New Zeland Herald. Un trekking moderato di 4 ore, consente di raggiugere la vetta del vulcano, dalla quale si gode di un panorama mozzafiato sulla famosa Highway 45, l’autostrada dei surfisti, che conta decine di spot, nonché l’onda sinistra più lunga del mondo!

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Lo spazio vasto dell’Oceano, si restringe piano piano tra i fiordi dell’Isola del Sud, ci stiamo avvicinando all’altra grande estremità e l’acqua, mano mano che giunge a riva, assume tonalità sempre più chiare. Contemplando l’oceano gelido, sotto di noi, penso a quando Cook con una nave decisamente meno attrezzata di questa ha salpato gli stessi mari: che incredibile avventura deve essere stata, aspettare giorni e giorni nel bel mezzo del Nero Oceano, per poi gridare con sollievo, finalmente: Terra!

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 G.M.

2 pensieri su “L’isola del Nord

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