Giorno 45: lasciamo l’India

Ecco perché adoro viaggiare…! Perché nel giro di un attimo finisci ad un tavolo a parlare con tre completi sconosciuti, come una combriccola nella prima scena di un canovaccio di Molière. Per puro caso, mancanza di spazio e feeling forse, abbiamo condiviso il pasto con tre personaggi, molto più in là con gli anni di noi, tutti francesi, habitués dell’India; sconosciuti tra loro e ognuno, con un bagaglio di esperienze incredibile. La signora accanto a me, molto composta, gestisce un centro di accoglienza per bambini in Normandia e ha addirittura lavorato con madre Teresa; alla mia sinistra, il filosofo, alla ricerca dell’India dimenticata dall’Occidente e accanto a M., l’outsider, dai Paesi Baschi, non perfettamente classificato, ma molto simpatico. Una serata all’insegna degli argomenti più disparati alla “Marygold Hotel”. Esistenze che si incrociano giusto il tempo di una cena, per ritrovarsi qualche tappa più avanti, o mai più. E’ questa la meraviglia degli incontri: quel viaggio saprà sempre di loro.

 

Ci troviamo a Mahabalipuram, vicino Chennai, ultima tappa del nostro giro in Tamil Nadu. Nonostante la ricettività sia un po’ deludente, si tratta della regione più autentica dell’India e ospita alcuni tra i templi più antichi.

 

E’ proprio in uno di questi, a Madurai, che ho fatto il mio primo incontro con il sari. Avevo comprato questo abito dai colori sgargianti, conscia di non poter entrare vestita in altro modo, ma non avendo idea di come indossarlo, ho chiesto aiuto ad una gentile poliziotta all’ingresso. In divisa di tutto punto, non si sa come, ha tirato fuori dalla tasca due spille da balia e nella cabina per il controllo delle signore, ha cominciato ad agghindarmi. Esperta, manovrava abilmente i metri di stoffa, annodando e plissettando, circondata da un’orda di ragazze, per le quali ero diventata l’attrazione del giorno! Sembrava la scena di un film! In pochi passaggi, che non saprei mai come ripetere, ero pronta, e un attimo dopo, ogni occhio era su di me: l’europea vestita da indiana che si aggirava per il colonnato del tempio.

 

45 giorni in India sono volati e il pensiero di riprendere l’aereo mi sa quasi di novità. Ci siamo abituati alla vita cittadina, con il suo odore particolare, il cibo piccante e le mucche che attraversano la strada.

 

Quello che ormai appartiene alla quotidianità e potrebbe suonare strano, ad altre orecchie, come l’essere svegliati all’alba perché il governo ha deciso che, in “inverno”, i cittadini devono sfuggire alla pigrizia, e aprire tutti gli occhi alla stessa ora, al suono di un canto fastidioso, è diventata una piacevole consuetudine.

 

 

La città, dove moto e occhiali da sole sono il pezzo forte, le macchine hanno la retromarcia musicale e ogni tuc tuc che si rispetti, è munito di un clacson personalizzato e addobbi originali; dove intere famiglie viaggiano comodamente in 5 in motorino e le donne sono sedute “all’antica” in sella con le gambe tutte da un parte e dove ad ogni angolo ti attendono biscotti e chai fumante, appena fatto, mentre esili figure, si fanno spazio tra la folla, con passo lento, a causa del peso enorme che portano sopra la testa.

 

Ci siamo abituati ad affidarci al fato, ogni volta che saliamo su un bus, alla guida contromano, nonché ad essere fermati da qualunque locale, per sentire lo stesso motivetto: “Are you italian ?”, “Yes”, “Ah ok ok!”, come a dire, “allora va bene!”.

 

Quello che proprio non riesco a fare, invece, è mangiare con le mani: sarà pure una forma di yoga, ma non mi va proprio giù!

Nuovamente impacchettiamo le nostre quattro cose, alla volta di un altro piccolo mondo: la Birmania. Si prospetta una nuova avventura, straordinaria in questa terra, meno abituata al turismo, forse più cara, e scomoda, ma meno contaminata. L’accesso ad Internet potrebbe essere ridotto, questo spiegherà il ritardo negli aggiornamenti..

 

Giunti quasi a metà strada, ma mai sazi, portiamo nel cuore quest’ India cosi’ contraddittoria e affascinanante, lasciandoci sorprendere dalla vita, così come ci ha insegnato: con un semplice ciondolio della testa.

 

G.M.

2 pensieri su “Giorno 45: lasciamo l’India

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