Yokyacarta (Seconda Parte)

Pomeriggio,

L’umidità ha reso i fogli di carta più morbidi sotto il peso della penna che scava solchi sempre più marcati sulla carta sottile, dandomi una certa soddisfazione nel passare la mano sulle pagine fitte fitte di calligrafia pesante.

In qualche modo, come facciamo sempre abbiamo trovato un posto magico dove inspiegabilmente e con molto poco, siamo improvvisamente accolti da un’atmosfera calda che ricorda casa, forse è tutto amplificato a causa del contrasto con l’esterno eppure accade sempre, in ogni luogo che abbiamo visitato negli ultimi mesi.

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Il finire del Ramadam ha portato con sé rumori di festa e grandi banchetti, anche se in una città con più di 3 milioni di abitanti non si può proprio dire che sia tornata la calma…. Se non altro i musei hanno riaperto.

Dopo essere andati a caccia di storia curiosando tra i palazzi del Sultano, qualche guida petulante ci ha finalmente convinti a sbirciare nelle botteghe tipiche degli artigiani giavanesi, esperti di pittura batik: una tecnica di tintura e decorazione di tessuti diventata ormai costume nazionale.

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Ogni spostamento in queste città è eterno e quasi rantolando per la stanchezza ci siamo trascinati nel nostro nido aspettando una sveglia all’alba un po’ osteggiata, ma carica quanto basta della curiosità che porta una nuova avventura. E’ cosi che, come da programma ci siamo spinti nei dintorni della città, dove si nascondo le meraviglie più belle. Una macchina ci ha condotto alle pendici di una collina dalla quale la vista del Vulcano Merapi sarebbe stata impeccabile.

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Nel silenzio dell’aurora abbiamo salito i gradini di pietra e le salite brulle fino in cima, circondati solo dalla natura e dal suo vociare. Abbiamo atteso il sorgere del sole insieme ad altre persone, ma l’orizzonte era troppo pieno di nubi per poter rivelare a pieno i colori del giorno. Eppure quella strana atmosfera, il trovarsi proprio lì circondati da sconosciuti uniti solo dalla volontà di farsi sopraffare da quello spettacolo, mi ha colpito. Molti se ne sono andati scuotendo il capo, mentre io conservo un ricordo incantato e quasi misterioso di quel paesaggio nebuloso e inquieto. Alle volte la bellezza celata, può sprigionare ancora più fascino di quanto s’immagini e la fantasia prende il sopravvento.

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Poco dopo abbiamo ripreso il giro che ci eravamo prospettati di fare: una lunga giornata di spostamenti alla volta di due tra i complessi più antichi dell’isola di Java: Borobudur e Prambanan. Il primo tra questi viene spesso paragonato, per la sua importanza architettonica, a Bagan in Myanmar, che causa contrattempi ospedalieri vari, abbiamo rinunciato a vedere.

10 terrazze di edifici a rappresentare il cammino spirituale verso la perfezione nella cultura buddhista. Ogni struttura racconta una storia, incisa sulla pietra, che nemmeno gli agenti atmosferici sono riusciti a scalfire. Sarà per la ventata di turisti che la stagione estiva ha portato con sè, o perché ho ancora l’India nel cuore, ma non sono riuscita a farmi sopraffare quanto avrei voluto dalla vastità di questo complesso.

 

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Meno affollato, 50 anni più giovane e decisamente più esteso Prambanam ci ha accolto nelle calde ore del primo pomeriggio. Vedere le sagome di Shiva e Vishnù, stagliarsi in un contesto così diverso mi fa pensare a quante culture la storia abbia forgiato, in fin dei conti ognuna con lo stesso scopo.

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Con questo ricordo ancora impresso nella mente, la mattina dopo abbiamo preso un treno alla volta di Giacarta. Una fermata veloce solo per riprendere l’aereo. 24 ore condite letteralmente da pranzi e cene meravigliosi nei ristoranti che ci ha consigliato il nostro amico di Instagram @Johnmpup! Consiglio spassionatamente Lara Djonggrang Restaurant. Chi l’avrebbe mai detto che nascosto tra gli alti edifici della città moderna, potesse trovarsi un posto così delizioso: diversi tavoli elegantemente apparecchiati in tipico stile indonesiano e l’intero staff al nostro servizio! E, dopo esserci rifocillati con prelibatezze tipiche e assolutamente gustose, dietro una tenda ai piedi di un albero secolare, abbiamo anche scoperto una sala d’altare dedicata ad una divinità, che sembra essere infestata dai fantasmi!

Insomma ancora piacevolmente stupiti, siamo in attesa del nostro mezzo di trasporto per l’aeroporto e chissà quali altre avventure ci attendono!

G.M.

 

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