Partenze

Il buon vecchio Taleb ne Il Cigno Nero, dice: “La memoria somiglia più a una macchina di revisione dinamica autosufficiente: ricordiamo l’ultima volta che abbiamo ricordato l’evento e, senza che ce ne accorgiamo, ogni volta che lo ricordiamo modifichiamo la storia.”

E’ per questo motivo che mi sono messa a scrivere…Ho cercato di intrappolare tutto ciò che poteva sfuggirmi, in qualche pagina, e ora rileggendo, provo la stessa sensazione che si ha quando ci si sveglia da un sogno molto intenso: quella che ti rimane addosso tutta la mattina, fino a che non scivola via trascinata dalle azioni della giornata, consapevole del fatto, che è stato tutto vero e posso gongolarmi beata e felice, per questo!

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Taleb mi è venuto in mente, perchè un cigno nero l’abbiamo incontrato davvero. Una mattina qualunque, prendendo una deviazione dall’autostrada, ci siamo ritrovati in uno di quegli angoli di mondo che solo la Nuova Zelanda sa nascondere,  imbattendoci in questo animale curioso; il che non ha fatto altro che farmi sentire dentro una fiaba, dal momeno che pensavo fosse solo un prodotto di fantasia.

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Abbiamo dedicato l’ultima parte del nostro viaggio alle coste del nord, che ci eravamo lasciati alle spalle, concludendo là dove tutto è cominciato: la Baia delle Isole e la città di Russell, oggi nota come la più romantica dell’isola del Nord (un po’ ironico dato che il nome che portava in epoca coloniale era Hell Hole of the Pacific). Coloni, maori, naviganti di ogni genere, giungevano qui dopo mesi di vita in mare e, come si può facilmente immaginare, scatenavano letteralmente l’inferno. Avvolti da questi racconti e immersi nel passato, abbiamo conosciuto i luoghi in cui venne firmato il trattato tra Maori e Inglesi, posti gli uni sullo stesso piano degli altri, perdendoci nei meandri della storia. Il luogo, d’altronde, si presta benissimo, ci ha ipnotizzati, con la sua miriade di isole avvolte nella nebbia, messe li quasi per caso a formare un piccolo arcipelago in miniatura.

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A proposito di storia, a questo punto possiamo dire, che la nostra ammirazione per il ministro del turismo neo zelandese, sia totale! Non riusciamo a capacitarci di come uno Stato con una vita cosi breve rispetto alla nostra, sia riuscito a mettere i suoi trofei su un piatto d’argento e presentarli in maniera straordinaria in ogni museo o galleria. E’ invidiabile l’attenzione ad ogni dettaglio che possa valorizzare questa terra! Esempio palese è la tenacia posta nel dichiarare guerra all’opossum, il principale nemico del Kiwi. Che sia per fervore nazionalistico o ambientalista, infatti questo uccello, simile al dodo e invia di estinzione, è stato eretto a simbolo nazionale e per questo protetto dalle grinfie dei suoi predatori naturali, gli opossum appunto, prendendo la cosa molto sul serio!

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Attraversiamo vigneti e colline, ancora una volta, per ritrovare il familiare paesaggio attorno ad Auckland..ci siamo: un’altra pagina andrà scritta..

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C’è un momento in ogni viaggio, in cui si fa tesoro di tutte le esperienze fatte cercando di fissare ogni ricordo, perché duri il più a lungo possibile: questo momento si chiama ritorno. In tutti i miei viaggi, ho sempre pensato, che tornare a casa fosse tanto bello, quanto partire: altrettanto importante e carico di appagamento, per la sicurezza di avere un luogo proprio in cui fermarsi disfare i bagagli e riavvolgere il nastro del film appena visto.

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E’ comprensibile, allora, quanto sia stato strano salutare i viaggiatori incontrati nel nostro cammino, sapendo che avrebbero fatto ritorno alle loro vite, mentre noi andavamo avanti nel nostro folle viaggio. Siamo partiti sapendo, che per un po’, non ci sarebbe stata una casa in cui tornare, sapendo che ogni aeroporto sarebbe stato l’inizio di una nuova avventura. Così, in un soffio, quattro lunghi mesi sono passati: quattro mesi scanditi da incontri non casuali, zaini fatti e disfatti, natura, meditazione, pensieri, caos e personaggi assurdi. Una storia meravigliosa che si srotola nei miei ricordi.. e che non è ancora finita!

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La parte più difficile e bella deve ancora arrivare: l’outback ci attende a quattro ore di volo sul mare della Tasmania. Australia e Nuova Zelanda, non proprio così vicine si contendono questo pezzo di oceano da secoli..

Un nuovo continente da esplorare, proprio lì, all’orizzonte e che per un po’ chiameremo.. casa.

G.M.

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