Alla fine l’abbiamo fatto: siamo partiti alla volta del Nuovo Mondo.
Ed è proprio il caso di chiamarlo cosi, poiché, come M. mi fa notare, se scavassimo un tunnel da Roma, fino al centro della Terra e oltre, l’uscita all’altro capo, sarebbe proprio da queste parti. Siamo nel posto più lontano da casa che potevamo raggiungere, un’ isola delle dimensioni dell’Italia, più o meno abitata da circa gli abitanti dell’Urbe. Il posto che tutti ci descrivevano come la “terra promessa”, effettivamente, si sta rivelando tale. Un po’ grazie alla bassa densità e un po’ grazie all’organizzazione efficiente, i servizi si vedono e lo Stato sembra prendersi cura dei suoi cittadini fin dalla nascita, con soldi, assistenza gratuita e pensioni assicuratissime. Tutte cose che dovrebbero essere normali e invece ci lasciano a bocca aperta: è dura crederlo, ma esistono paesi in cui incredibilmente accade! Negli ultimi anni il boom turistico, dovuto in gran parte al “Signore degli anelli”, “Lo Hobbit” e alla natura grandiosa, che ha ospitato i set di diversi altri film, ha fatto si che tutti si attrezzassero efficacemente al fine di garantire la miglior recezione possibile.

Cambiamo paese e cambiamo anche tipologia di viaggio: abbiamo affittato una macchina e siamo intenzionati a fare il giro delle due isole on the road, per bed and breakfast. Una volta abituati a guidare dal lato sbagliato della strada e dal lato sbagliato della macchina, ci siamo attrezzati con il minimo indispensabile, per essere autonomi (bagno/cucina) e via. Se la privacy può essere un tantino messa in discussione, l’altro lato della medaglia è che restiamo ogni volta sorpresi dagli ambienti che visitiamo. Ciascuna casa è diversa, con le sue regole, odori e abitudini. Così, ogni notte entriamo in un piccolo mondo, conosciamo famiglie, facendo tesoro dei consigli che ci danno e… speriamo che ci dica bene la volta successiva! La media dei padroni di casa è molto accogliente e soprattutto vive bene: ci è capitato di incontrare famiglie umili, ma con uno stile di vita medio alto. Potendo viaggiare e tornare a casa dal lavoro relativamente presto, c’è tempo per lo sport e tutte le attività che questa terra riesce ad offrigli. Il migliore di tutti fin ora è stato Tony, un ex trasportatore di Auckland, trasferitosi nei pressi del Tongariro National Park, sulle sponde del lago di Taupo. La sua casa è un container a bordo strada, con le pareti che tremano ogni volta che passa un tir, la sua tolleranza alla birra è a dir poco incredibile e, poiché le apparenze ingannano, si è rivelato essere una persona squisita, accogliente e di buon cuore: un personaggio!

Siamo arrivati ad Auckland pochi giorni fa ed è stato come entrare in un parco giochi. Un centro in miniatura, fatto di qualche grattacielo e poche stradine, la fa sembrare la città dei playmobil! Ricorda San Francisco per i colori e la topografia, mentre la chiamano la piccola Sidney, punteggiata da prati all’inglese perfettamente curati, e circondata dal mare. Le baie si susseguono, una dopo l’altra, piene di barche a vela e delimitano i quartieri residenziali, dove le classiche villette a schiera sono completamente immerse nel verde.

Tutto è a misura d’uomo, i più si svegliano al mattino e invece di attraversare il mini “Golden Gate”, prendono il traghetto silenziosissimo che in pochi minuti li porta a Downtown, attraversando una distesa d’acqua cristallina. Proprio nel cuore della città Albert Park, è uno dei tanti luoghi di ristoro, specialmente con le belle giornate, in cui, in pausa dal lavoro si fa il pieno di natura, pur essendo circondati da grattacieli.

Alle spalle del parco, nascosta dal verde, la via dedicata alla regina Vittoria, ci fa immergere, appunto, nel periodo dei primi insediamenti, grazie alle grandi case ariose, bianche, i cui confini sono delimitati da giardini pieni di fiori… per poi svoltare l’angolo e tornare immediatamente alla modernità.

Eccoci di nuovo, sulla strada: il solo fatto di guidare una macchina è quasi strano, dopo tanto tempo. Per quel poco che abbiamo visto, il paesaggio sembra cambiare nel giro di un secondo. Se un attimo prima corsie larghe e quasi vuote, affiancate da alte sequoie verde scuro, ci fanno sembrare di essere in pieno nord America, appena girata una curva ci ritroviamo in Provenza, immersi nei vigneti e poi ancora tra le colline verdi, cosi verdi che sembra di stare in una pubblicità.

L’autostrada è popolata da animali incauti, probabilmente non abituatati ad un grande viavai. I prati punteggiati da mucche, che mangiano solo erba purissima (la così detta Grass-Fed Beef), mentre deliziose pecorelle pascolano indisturbate al fianco di cavalli bianchi. A descriverlo non ci si crede, eppure è cosi: un mondo magico e selvaggio.

Forse è proprio per questo che, anni fa, Peter Jackson, vedendo da un aereo queste meraviglie, ha deciso di costruire, proprio al centro dell’ isola del nord, la famosa città degli Hobbit. Con una maniacale attenzione per i dettagli e pochissimo materiale artificiale, si è affidato essenzialmente alla natura, facendo la fortuna del proprietario terriero, la cui fattoria è diventato un’attrazione a livello mondiale.

Quello che credevamo essere uno spot per lo più turistico, si è rivelato, invece, davvero un incanto. Immerso tra le colline dorate, con tanto di orto, zucche di 100 chili e alberi maestosi attorno al fiume. Dopo esserci rifocillati, alla taverna del Drago Verde, con ottima birra e scones da leccarsi i baffi, proseguiamo ancora assorti in questa atmosfera, con la stessa sensazione che si prova, appena risvegliati da un sogno, solo che in questo caso è proprio intorno a noi.

Il panorama cangiante, ci fa girare la testa e continuiamo a rimanere sorpresi ad ogni svolta. L’asfalto corre e noi con lui liberi, sfrecciamo verso la prima tappa di questa nuova storia da raccontare, ai confini del mondo.

G.M.