Tappa obbligata per raggiungere Mysore da Hampi: questa volta con il bus ci è andata bene. La Green Line si è rivelata essere fornita di comode brandine, una coperta e un sedile dove poggiare la testa: ci è sembrato il paradiso!
Se pensavo che Mumbai fosse caotica, non avevo ancora passato 12 ore nella capitale del sud dell’India. Il cuore della tecnologia indiana, infatti, è indescrivibile in quanto a rumori e inquinamento. Non so ancora come siamo giunti incolumi alla fine del soggiorno, a dire il vero, ma la destrezza con cui moto macchine e tuc tuc riescono a sfiorarsi senza mai scontrarsi è stupefacente.Ci siamo rifugiati dentro ad uno Starbucks perché avevo bisogno di caffeina e sono ben contenta di aver pagato 300 rupie per un espresso. Tutto sa di Natale qui dentro, mentre fuori stento a credere di essere cosi vicina al 25 dicembre.

Se ieri abbiamo provato le brezza del cinema indiano; oggi, con tanta buona volontà, abbiamo girato la città in tuc tuc, alla ricerca di qualcosa che valesse la pena vedere e alla fine siamo usciti vittoriosi: il mercato! Mai la mia vista e il mio olfatto sono stati sopraffatti da cosi tanti odori e colori tutti insieme. Uno spettacolo di polveri e spezie di ogni tipo miracolosamente accumulate in piramidi dalle sfumature sgargianti e ovunque odore di lemon grass (citronella), che donne caparbie raggruppano in piccoli mazzetti da vendere.

La zona riservata ai fiori consiste in una miriade di varietà diverse ordinate in grandi ceste, alcune delle quali mai viste prima. Ognuno ha il suo compito: chi compone, chi vende, chi trasporta e i bambini, che giocano a fare i grandi, aiutano i genitori con la spensieratezza di chi ancora prende il lavoro come un gioco e non ne sente il fardello.

Ieri un signore con un accento da Buckingham Palace ci ha dato indicazioni per strada. Abbiamo commentato che probabilmente aveva studiato in Inghilterra, invece ci siamo resi conto che qui parlano tutti un ottimo inglese, molto meglio che in altre parti. Il rifugio che ci ospita, probabilmente è stato ereditato da generazioni o se l’hanno acquistato ora, come suggerisce M., sarà una fabbrica d’oro nei prossimi anni. E’ situato nella parte centrale della città e soprattutto, silenzioso. Proprietari rigorosamente europei, acqua calda e camere spaziose e accoglienti.

L’acquisto del giorno è stato un phon da 20 euro pieghevole di cui sono molto entusiasta: sarà che quando ti abitui a viaggiare con poco e leggero, ogni piccola cosa ti cambia la giornata. Andiamo avanti a carboidrati e soda che contiene sali minerali, ma non facciamo che rimanere colpiti dalla gentilezza e dall’ospitalità della stra grande maggioranza di questo popolo. M. curioso continua ad indagare sulle migliaia di lingue e religioni di queste terre, al punto che ogni volta che qualcuno gli chiede che lavoro fa, mostra un lampo di sorpresa nello scoprire che è cosi distante da questi interessi.


Questa mattina mi è caduto lo sguardo su una copia sgualcita, lasciata da qualche viaggiatore, di un libro che non sfogliavo da tempo: un’edizione limitata di “Nessun luogo è lontano”, di Richard Bach. Mi è sembrato un strano scherzo del destino trovare questo volumetto proprio ora, tanto più perché mi era stato regalato da una persona speciale, quando ero bambina, per placare il mio animo tormentato. Coincidenza talmente appropriata che ho deciso di prenderla come un suggerimento:
“Can miles truly separate us from friends? If you want to be with Rae, aren’t you already there?”.
G.M.