Goa

Giorno cinque

Le interminabili ore di treno si sono rivelate un’odissea, ma ci hanno condotto in un luogo completamente diverso. Abbiamo lasciato il Maharastra per entrare nello stato di Goa, la cui capitale è per lo più un paesino. Ci ha accolto l’Afonso Guest House di Sao Tomè, luogo che conoscevo solo dagli a lungo studiati libri di storia e che mi incuriosiva tanto. Adoro quando ciò che si legge nei libri improvvisamente prende vita, quasi per magia e si concretizza. In questo caso, Panjim, è esattamente come me l’aspettavo:. casette di due massimo tre piani in stile portoghese dai mille colori, si affiancano l’una all’altra nelle piccole vie. Sembra che il tempo si sia fermato, ed effettivamente non ne è passato molto da quando i portoghesi hanno abbandonato queste terre. Una città allegra, dove musica spagnoleggiante esce da ogni porta e dalle terrazze e che ricorda molto Cuba.

Facciamo colazione tra i tetti con seggioline blu e mandolini di sottofondo. Al centro della città domina la chiesa dell’Immacolata, bastione bianco e azzurro che sembra portare con sé il peso dell’Inquisizione. Non mi stupisce affatto vedere come la religione, rigorosamente cattolica, sia alla base del senso comunitario tipico delle piccole località. Questo caso non è da meno: ci fermiamo ad osservare, compiaciuti, una messa in un angolo per strada, fatta di canti e musica alla quale segue una cena in compagnia,lo stare insieme a cui non siamo più abituati, noi abitanti di grandi città.

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Ritrovo in questo l’atmosfera dei piccoli paesini descritta egregiamente da Johanne Harris nei suoi libri. Disperatamente alla ricerca di un caffè vero ce ne andiamo girando nella parte vecchia di Goa, quella dei primi insediamenti, nel tentativo di trovare un mezzo che ci conduca a Palolem a sud della regione domani.

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Giorno 6

Abbiamo concluso che in questo caso il sistema migliore per sportarci fosse la macchina. Lasciamo le piantagioni di spezie e le chiese per gridare finalmente: mare!!!!

Vero mare, vero sole!

Il sud di Goa è fatto di spiagge favolose e il piccolo angolo di paradiso dove mi trovo adesso si chiama Turtle Beach, ad un’ora e mezza di camminata da Palolem, al di là di un fiume e immersa nella natura. Mare piatto e sabbia bianca: un luogo talmente incontaminato, che le tartarughe vengono ancora qui a deporre le uova. L’unico modo per trovare riparo dal caldo afoso è posizionarsi sotto gli alberi della pineta, dove qualche pescatore locale, allestisce tavolini di plastica, per gustare il prodotto del suo lavoro, alla griglia. Nulla più, se non l’alternarsi dei veditori di miele che come equilibristi passano avanti e indietro con pezzi di favi sopra la testa.

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Ben diversa, quindi dal rumoroso litorale più a nord, dimora di hippy che sembrano aver dimenticato in che anno siamo. Sul bagnasciuga non è difficile trovare chi si diletta nella meditazione, assieme a chi, invece, preferisce l’arte della hula hoop! Il che rende tutto a dir poco stravagante.. La direttrice di un ristorante locale, italiana, ci ha addirittura parlato di una coppia che recentemente si è spostata ad Auroville, perché le scuole per i figli non erano abbastanza hippie. Goa appare, dunque, essere meta di persone curiose, ma anche un perfetto luogo per rilassarsi dalle fatiche del viaggio e fermarsi senz’altro qualche giorno. Palolem si concretizza in poco più di una strada piena zeppa di bancarelle, dove non manca nulla e una spiaggia lunghissima piena di locali sulla sabbia.

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Poco distante, immerso nel verde, si trova l’eco resort dove ci siamo sistemati: molto eco e poco resort, nel quale si respira una piacevole aria primordiale, di ritorno alle origini. Le stanze sono casette di legno a due piani, con tetti in paglia, munite di zanzariere e candele con un piccolo patio. Il bagno esterno è fornito di tutto tranne che dell’acqua calda. Sarei rimasta qualche giorno in più per tornare alle cose semplici, mangiare prodotti fatti in casa e dormire meravigliosamente accompagnata dal canto degli animali e dal respiro del mare in lontananza. Il pout pourri di umanità rigorosamente straniera, la particolare pulizia  e l’attenzione per il turista, mi fanno intendere che si tratti di una meta particolarmente inflazionata in alta stagione, ancora agli albori per fortuna. In ogni caso, faremo una bella scorpacciata di relax, poichè ci attende una notte in bus per raggiungere la sacra città di Hampi, nel cuore del Kharnataka.

G.M.

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